Patriziato Arzo | Beni del Patriziato di Arzo
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Beni del Patriziato di Arzo

I beni del Patriziato sono San Grato e il territorio delle Cave di Arzo.

San Grato

La cappella, certamente antica ma restaurata agli inizi del secolo con un bell’affresco di Silvio Gilardi di Mendrisio, è di proprietà del Patriziato arzese.

L’affresco, ben conservato, rappresenta San Grato, vescovo, in compagnia dell’eremita Sant’Antonio da Paola. Il primo è il patrono dei contadini, della campagna. Il secondo è il protettore della gente di mare.

A prima vista non si riesce a comprendere la vicinanza dei due Santi. Ma io credo che una ragione ci sia. L’aggiunta di San Francesco de Paola deve essere stata voluta dall’assemblea patriziale nel corso dei restauri della cappella. Difatti all’inizio del secolo l’emigrazione in America stava raggiungendo l’apice.

La traversata dell’Oceano, con la nave, rappresentava pur sempre un’incognita. E gli Arzesi, rimasti in paese, avevano un Santo taumaturgo a cui destinare le loro preghiere per i parenti che stavano per partire o che avevano promesso il loro ritorno in patria.

testo estratto da Strade e piazze di Arzo hanno un nome, di Giovanni Piffaretti, a cura del Municipio, 1997

Territorio Cave di Arzo

Le Cave di Arzo si trovano sulla strada che prosegue verso Meride e il Monte San Giorgio. Nei tempi passati, l’economia del paese di Arzo è sempre stata incentrata sulle cave di marmo e sull’agricoltura (vigneti). In tempi più recenti, nella seconda metà del Novecento ad Arzo aprono anche diverse imprese tessili e camicierie, favorite dalla vicinanza del confine con l’Italia.

Il territorio delle cave ha nel tempo coinvolto tante famiglie del paese e alcune anche dei comuni vicini come Besazio e Tremona. Si hanno cenni dell’attivita estrattiva del marmo di Arzo che risalgono attorno alla metà del 1300.

Le Cave si trovano precisamente ai piedi del Poncione d’Arzo, ma una volta la zona aveva diverse piccole cave. Il lavoro dei picassas, degli scalpellini ha avuto il massimo sviluppo in età barocca.

Nota è la bravura dei maestri scalpellini all’estero perchè putroppo, tra Ottocento e Novecento, inizia un periodo di crisi che costringe molte persone ad emigrare in modo stagionale oppure anche in modo permanente verso il Vermont, gli USA e anche l’Argentina. Dopo questo periodo l’attività di tutte le cave del paese non riprenderà più come prima e le cave attive saranno molto meno.

A partire dagli anni ’20 grazie a moderni strumenti di lavoro quali il monolama e la fresa, permettono alla ditte attive – ditta Rossi & C. e ditta Luigi Allio e figli – di più produttiva l’attività alle cave.

Ad Arzo la gestione delle Cave veniva decisa dal Patriziato.

La ditta Luigi Allio e figli ha lavorato fino agli anni ’60.

La ditta Rossi & C. ha lavorato presso le cave fino al 2009.

Nel 2011 il Patriziato di Arzo ha avviato la promozione di un progetto di riqualifica e valorizzazione delle Cave di Arzo che riguarda l’antico laboratorio,  l’anfiteatro naturalisitco e un sentiero didattico nella zona del Poncione d’Arzo, incaricando l’architetto Enrico Sassi di elaborare questo progetto.

Nell’autunno 2016 sono iniziati il lavori di realizzazione il cui termine è previsto per settembre 2017.